LE DUE LETTERE PUBBLICATE

IERI

Non voglio rivangare vecchie storie che sono diventate polvere di tribunale e di galera: Dio sa come effettivamente sono andate le cose e questo mi tranquillizza in pieno. Né voglio rivedere posizioni che non possono essere mutate in quanto assunte per solo suggerimento della coscienza. Voglio soltanto rendere omaggio alla verità e riconoscere che, al confronto dei campioni politici d’oggi, De Gasperi era un gigante. Così ha scritto su Candido nostro padre il 17 maggio 1957. Facciamo nostre le sue parole con le quali iniziamo queste poche righe di Avvertenza per i suoi lettori.

Questa "Autobiografia" non è un saggio, non è un romanzo. È solo la cronaca documentata della sua vita. Con descrizioni e notizie su luoghi, fatti e persone di cui si parla o che hanno fatto da sfondo al periodo. Siamo nel 1954. Il 20 gennaio inizia il duro attacco di nostro padre contro l’onorevole Alcide De Gasperi. Questa vicenda, che lui ha chiamato il "Ta-pum del Cecchino", non può essere riassunta perché è molto importante, oltre che complessa.Molte cose sono state dette su questa vicenda e con molte inesattezze. E siccome nessuno ha riproposto la vicenda dal punto di vista di nostro padre, è nostro desiderio far risentire la sua versione trascrivendo la sua cronaca dei fatti. Ne ha il diritto perché ha pagato duramente: tredici mesi di prigione, sei di libertà vigilata, la carriera e parecchi anni di vita:

Non mi pesa la condanna in sé, ma il modo con cui sono stato condannato... Non abbiamo aggiunto una parola alla vicenda del " Tapum del Cecchino". E non vogliamo suggerire nessun giudizio ai suoi lettori: Dio sa come effettivamente sono andate le cose e questo mi tranquillizza in pieno... In precedenza, assieme ad altre migliaia di persone, aveva scelto di rimanere internato nei Lager tedeschi per fare il proprio dovere di soldato e per tenere fede a un giuramento. E così difficile credere che anche in questa vicenda le sue posizioni siano state "assunte per solo suggerimento della coscienza"?
Alberto e Carlotta Guareschi

da Chi sogna nuovi gerani? Giovannino Guareschi – "Autobiografia", Rizzoli, Milano 1993

OGGI
giugno 2001
Sono passati quarantasette anni dal processo De Gasperi Guareschi e otto anni da quando abbiamo scritto questa "Avvertenza" all’inizio del Capitolo che riguarda l’intera vicenda del "Ta-pum del Cecchino". Vicenda che, diventata "polvere di tribunale e di galera", è stata coperta anche dalla polvere del tempo che ha nascosto o mascherato lo svolgimento reale dei fatti. Recentemente, nella puntata del 4 giugno della trasmissione del signor Baudo "Novecento" siamo stati invitati a parlare, assieme ad Alessandro Gnocchi, del processo De Gasperi chiarendo che, contrariamente a quanto affermato dal signor Baudo nella trasmissione "Porta a porta" di qualche tempo prima, De Gasperi non fece nulla per evitare a nostro padre la galera. Due giorni dopo e` uscito un articolo su Avvenire nel quale la figlia di De Gasperi, Maria Romana, raccontava la sua versione dei fatti. Prendendo spunto da questo suo articolo basato su opinioni e testimonianze che rispettiamo pur senza condividerle in quanto prive di documentazione, vogliamo, con serenità, ricordare sul Fogliaccio quella vicenda che condusse nostro padre in prigione basandoci esclusivamente sui documenti (fondamentali gli Atti processuali), senza permetterci interpretazioni di nessun genere né lasciandoci influenzare dalle nostre personali convinzioni. Questo per evitare di cadere nel medesimo errore in cui cadono molti storici del costume che presentano come dati di fatto le loro opinioni. Iniziamo dalla descrizione che Maria Romana De Gasperi fa delle due famose lettere che nostro padre attribuì a De Gasperi:
(…) Il 24 gennaio l95l [ pensiamo ad un errore di stampa: in effetti si tratta del 1954, N.d.R. ], quando De Gasperi non era più al governo, il settimanale Candido, edito da Rizzoli e diretto da Giovanni Guareschi, uscì con un violento attacco contro lo stesso De Gasperi riproducendo su un’intera pagina una lettera dattiloscritta con firma che veniva presentata, come autografa, di De Gasperi. Lo scritto era su carta intestata della Segreteria di Stato di Sua Santità e diretta al tenente colonnello Bonhan Carter, al recapito del "Peninsular Base Section" di Salerno in data 12 gennaio 1944. L’autore della lettera assicurava il generale Alexander che le sue istruzioni sarebbero state eseguite dai patrioti e diceva che, allo scopo di venire affiancati dalla popolazione romana nell’insurrezione, fosse necessario il bombardamento delle aree periferiche di Roma, in particolare dell’acquedotto. Una settimana dopo lo stesso giornale pubblicava una seconda lettera che portava la data del 19 gennaio 1944, attribuendo anche questa a De Gasperi e che iniziava così: "...Non avendo ricevuto alcun riscontro in merito alla mia ultima del 12 gennaio 1944...". (...) Secondo Maria Romana De Gasperi le due lettere – datate 12 e 19 gennaio 1944 - sono indirizzate al medesimo destinatario. Per amore di verità riportiamo la descrizione delle due lettere effettivamente pubblicate su Candido da nostro padre tratta dalla Sentenza di condanna n. 896 del 15 aprile 1954 del Tribunale Civile di Milano - sezione 3ª nella causa penale contro Giovannino Guareschi (...)
IMPUTATO

del reato di cui agli artt. 57 n. 1, 595 1° e 2° comma C.P. ed art. 13 Legge 8 febbraio 1948 n. 47, perché quale direttore responsabile del periodico Candido, con direzione e tipografia a Milano, pubblicava a sua firma sul n. 4 di tale periodico, edito colla data 24/1/1954 [in edicola il 20/1/1954, N.d.R.], un articolo lesivo dalla reputazione dell'On. Alcide De Gasperi, attribuendogli il fatto determinato di avere, in data 19 gennaio 1944, indirizzato da Roma a certo Tenente Colonnello A. D. Bonham Carter - Peninsular Base Section Salerno, una lettera per chiedere all'aviazione del Generale Alexander il bombardamento di Roma; documento questo dichiarato falso dall'On. Alcide De Gasperi, alla cui pubblicazione l'articolista faceva seguire un commento aspramente offensivo "Qui vediamo De Gasperi che, ospite del Vaticano, scrive tranquillamente su carta intestata della Segreteria di Stato di Sua Santità delle lettere contenenti richiesta di bombardamento su Roma. Non è un gesto incosciente e stolto: è un vero e proprio sacrilegio. Non è il semplice gesto di uno che tradisce la ospitalità è il gesto nefando di un cattolico che tradisce il Santo Padre. È un foglio di carta da lettera sottratto sì, ma in mano ai nemici della Chiesa avrebbe potuto diventare potentissima arma di denigrazione. Oggi che la tattica spietata del politicante De Gasperi è ben nota, il documento non può più servire ai nemici di Cristo come un'accusa contro il Capo della Cristianità, ma servirà semplicemente a puntualizzare la figura del politicante De Gasperi il quale pur di arrivare al suo scopo non la perdona neppure a Cristo. Del sacrilegio orrendo commesso dal Cattolico De Gasperi siamo ben sicuri: carta canta...." ed ancora faceva seguire altri frasi diffamatorie fra le quali "freddo, spietato, privo di ogni scrupolo, feroce, se occorre, De Gasperi è in questo particolare momento, l'uomo più pericoloso che l’Italia si possa trovare alle costole".

FATTO

Nel n.4 del periodico Candido settimanale del sabato edito in data 24 gennaio 1954 [ in edicola il 20 gennaio 1954, N.d.R. ], veniva riprodotta, a pagina 21, una lettera datata Roma 19 gennaio 1944 a firma "De Gasperi", indirizzata al Tenente Colonnello A. D. Bonham Carter presso la Peninsular Base Section in Salerno.

Nella predetta lettera, scritta a macchina su carta intestata dalla Segreteria di Stato di Sua Santità e recante lo stemma Vaticano, venivano richieste "azioni di bombardamento nella zona periferica della città (di Roma) nonché sugli obbiettivi militari segnalati". Si chiariva più innanzi quanto segue: "Questa azione, che a cuore stretto invochiamo, è la sola che potrà infrangere l'ultima resistenza morale del popolo romano, se particolarmente verrà preso quale obbiettivo l'acquedotto, punto nevralgico vitale".

Come già si è detto la lettera recava la firma "De Gasperi". Nella pagina 20 del predetto settimanale era pubblicato articolo del direttore del settimanale stesso, Giovannino Guareschi, nel quale si attribuiva all'On. Alcide Gasperi la lettera di cui innanzi e se ne garantiva l'autenticità attraverso una serie di dichiarazioni (certificazione del notaio Bruno Stamm di Locarno attestante l’autenticità della fotocopia; visto della Pretura di Locarno per l’autentica della firma e del sigillo del predetto notaio; visto della "Cancelleria dello Stato della Repubblica e Cantone Ticino" per l'autentica della firma e del bollo apposti dal sig. Ettore Pedrotta per il Pretore di Locarno; dichiarazione del sig. Umberto Focaccia, Perito calligrafo del Tribunale di Milano, che, raffrontata la firma De Gasperi apposta alla lettera con le fotocopie di autografi sicuramente autentici, la riconosce "in piena coscienza" per autentica; certificato del Notaio Ercole Doninelli di Chiasso attestante l’autenticità della firma apposta dal perito Focaccia nella dichiarazione di cui innanzi). Faceva seguito un commento dove tra l’altro, testualmente, si diceva: "Niente davvero di straordinario: nella storia della Resistenza si può trovare materiale assai più interessante e significativo. Ma, agli effetti della nostra tesi, ha il suo valore. Quando, infatti, definiamo De Gasperi un politicante spietato, non ci basiamo su nostre personali impressioni. E quando diciamo che De Gasperi è uomo che non si ferma davanti a nessuno e a niente, ci basiamo su qualcosa di concreto. Qui, per esempio, vediamo il De Gasperi che, ospite del Vaticano, scrive tranquillamente, su carta intestata della "Segreteria di Stato di Sua Santità" delle lettere contenenti richieste di bombardamenti su Roma! Non è un gesto incosciente e stolto: è un vero e proprio sacrilegio. Non è il semplice gesto di uno che tradisce l'ospitalità, è il gesto nefando di un cattolico che tradisce il Santo Padre. È un foglio di carta da lettera sottratto sì: ma in mano dei nemici della Chiesa avrebbe potuto diventare una potentissima arma di denigrazione. Oggi, che la tattica spietata del politicante De Gasperi è ben nota, il documento non può più servire ai nemici di Cristo come un'accusa contro il Capo della Cristianità, ma servirà semplicemente a puntualizzare la figura del politicante De Gasperi. Il quale, pur di arrivare al suo scopo, non la perdona neppure a Cristo. Del sacrilegio orrendo commesso dal cattolico De Gasperi siamo ben sicuri: carta canta....."

E più innanzi continuava: "Freddo, spietato, privo di ogni scrupolo, feroce, se occorre, De Gasperi è, in questo particolare momento, l'uomo più pericoloso che l‘Italia passa trovarsi alla costole".

Nel successivo numero di Candido [ in edicola il 27.01.1954, N.d.R. ] veniva riprodotta un'altra lettera in data 26.1.1944 sempre a firma "De Gasperi", non dattiloscritta questa, ma autografa, del seguente tenore: "Carissimo, spero di ottenere da Salerno il colpo di grazia. Avrete presto gli aiuti chiesti. Coraggio, avanti sempre, per la santa battaglia, auguri, buon lavoro e fede ." Questa lettera, la cui autenticità, secondo l’articolista, doveva discendere "dalle autentiche e dalla perizia calligrafica" (dichiarazioni simili a quelle riportate in riferimento alla precedente lettera), rappresentava la conferma inequivocabile del documento prodotto la settimana precedente.

In seguito alla pubblicazione di tali lettere con relativo commento, l'On. Alcide De Gasperi, a mezzo del suo procuratore speciale Avv. Prof. Giacomo Delitala , in data 6 febbraio 1954 sporgeva formale querela per il reato di diffamazione a mezzo della stampa contro il signor Giovannino Guareschi, direttore del settimanale Candido.

Si era ritenuto, infatti, "gravemente lesivo dell’onore e della reputazione dell'On. De Gasperi" l'articolo a firma del Guareschi pubblicato nel n. 4 del predetto settimanale.

Dal confronto fra la descrizione fatta dalla Sentenza e quella fatta da Maria Romana De Gasperi risulta che delle due lettere da lei descritte è stata pubblicata da nostro padre su Candido solo quella datata 19 gennaio 1944 mentre non è stata pubblicata quella del 12 gennaio 1944. Questa precisazione è importante perché Maria Romana De Gasperi, nel suo articolo su Avvenire, aggiunge, proprio a proposito di questa lettera: In particolare Vedovato (membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti storici,N.d.R.) aveva preso visione della presunta lettera del 12 gennaio 1944 con la segnatura della segreteria di Stato del Vaticano che portava il numero di protocollo 297-4-55, dopo un controllo alla segreteria i numeri di protocollo risultarono assolutamente immaginari e del tutto differenti dal sistema usato dal dicastero pontificio. Va da sé che le sue considerazioni sui numeri di protocollo di questa lettera non pubblicata non hanno nessun valore ai fini della nostra vicenda. Per la cronaca quella lettera è stata solamente citata da De Gasperi negli Atti processuali e nostro padre, nel corso del primo verbale, alla domanda se lui l’avesse mai vista rispose: "Della lettera del 12 gennaio ne sono venuto a conoscenza in seguito ad una pubblicazione fatta dal Corriere della Sera, ma non l’ho mai vista". Dalla riproduzione dell’unica lettera su carta intestata pubblicata da nostro padre si nota chiaramente che non esiste alcuna segnatura della Segreteria di Stato del Vaticano.

Una considerazione. Quando Antonio Di Pietro su Oggi (29 luglio 1998) scrisse che le famose lettere pubblicate da nostro padre su Candido "vennero considerate false sulla base della parola di De Gasperi", Maria Romana De Gasperi commentò su Avvenire (1° agosto 1998): "Chi firma l’articolo non ha certo letto gli atti di quel processo o non ha voluto comprenderli". Alla luce di quanto sopra dubitiamo che Maria Romana De Gasperi abbia letto con attenzione quegli atti.

Concludiamo rilevando un’altra inesattezza nell’articolo di Maria Romana De Gasperi relativa alla famosa perizia richiesta dalla difesa di nostro padre ma non concessa in sede processuale.

Il processo per diffamazione durò tre giorni e Guareschi venne condannato a un anno di carcere. Quando gli avversari chiesero anche una loro perizia calligrafica i giudici non la concessero perché dichiararono con prove inconfutabili quanto fosse falsa l’accusa. Leggendo queste righe sembrerebbe che tra le "prove inconfutabili" cui si sono attenuti i giudici quando hanno negato alla difesa di nostro padre ("gli avversari") "anche una loro perizia calligrafica" potrebbe esserci stata anche una perizia concessa alla parte lesa e a lei favorevole. Forse questo equivoco nasce dal piazzamento infelice della congiunzione coordinativa "anche" nella frase.

In ogni caso e per togliere qualsiasi equivoco ricordiamo che non fu concesso nessun tipo di perizia né alla parte lesa né alla difesa, come appare dalla Sentenza n. 896 del 15 aprile 1954 del Tribunale Civile di Milano - sezione 3ª nella causa penale contro Giovannino Guareschi (...)

Dalle considerazioni di cui innanzi, anche senza tener conto dei dinieghi della parte lesa [De Gasperi, N.d.R.] che, per aver prestato giuramento, per il nostro sistema processuale, va creduta, appare evidentemente che le lettere riportate sul Candido non possono essere che false.

La chiesta perizia grafica con tutte le incertezze insite in tal genere di perizia, non avrebbe potuto apportare alcun lume anche perché, nella migliore delle ipotesi per l’imputato, una semplice affermazione del perito non avrebbe potuto far diventare credibile e certo, ciò che obiettivamente è risultato impossibile ed inverosimile.

Le perizie perciò non avrebbero detto nulla per quanto riguarda la prova del fatto addebitato all’offeso e sarebbero soltanto servite a procrastinare una decisione che, con gli elementi acquisiti, poteva e doveva già essere presa.

L’unica perizia alle due lettere pubblicate su Candido fu quella effettuata dal perito calligrafo Umberto Focaccia accreditato presso il Tribunale di Milano. La perizia era favorevole all’autenticità delle due lettere, fu citata nella Sentenza ma il Tribunale non ne tenne conto.

Le lettere, la perizia

(A1)copia fotografica della prima lettera pubblicata da GG sul n. 4 di Candido del 24 gennaio 1954 ( in edicola il 20 gennaio 1954 ) a pagina 21. A pagina 20 dello stesso numero ha pubblico il testo delle dichiarazioni che sono state aggiunte a questa copia per certificarne l’autenticità: la dichiarazione del notaio Bruno Stamm di Locarno che certifica che la copia fotografica corrisponde all’originale in sue mani; le autentiche della firma del notaio; la dichiarazione di autenticità della firma "Degasperi" di Umberto Focaccia, perito calligrafo accreditato presso il Tribunale di Milano, e l’autentica rilasciata dal notaio della firma del perito. In questa riproduzione di Candido si legge solo la prima parte della dichiarazione del notaio Bruno Stamm di Locarno. L’altra parte delle "aggiunte" è visibile nella riproduzione della seconda parte della copia fotografica della lettera che viene qui pubblicata (forse) per la prima volta (A2).

(B1)copia fotografica della seconda lettera pubblicata da GG sul n. 5 di Candido del 31 gennaio 1954 (in edicola il 27 gennaio 1954) a pagina 20. Nella stessa pagina GG pubblica il testo delle dichiarazioni che sono state aggiunte a questa copia per certificarne l’autenticità: la dichiarazione del notaio Bruno Stamm di Locarno che certifica che la copia fotografica corrisponde all’originale in sue mani; le autentiche della firma del notaio; la dichiarazione che la scrittura del testo e della firma sono autentiche di Degasperi di Umberto Focaccia, perito calligrafo accreditato presso il Tribunale di Milano. La prima parte delle autentiche si possono vedere in (B1) mentre la seconda parte compare a pagina 21 dello stesso numero di Candido nella riproduzione della copia fotografica che qui riportiamo (B2).

Ricordiamo che gli originali delle due lettere vennero consegnati dal notaio Bruno Stamm al Presidente del Tribunale in sede processuale il 14 aprile 1954.
 

Maria Romana De Gasperi nella parte finale del suo articolo fa riferimento alla lettera inviata dal padre alla "Procura di Roma dove era stata presentata nell’interesse di Giovanni Guareschi domanda di grazia". Da questo articolo sono nate un paio di agenzie stampa e il signor Baudo nella puntata di "Novecento" di lunedì 11 giugno 2001 lesse la risposta affermativa di De Gasperi alla Procura di Roma in merito alla concessione di grazia a nostro padre.

Rimandiamo il racconto di quella particolare domanda di grazia e del relativo "perdono" della parte lesa ad agosto-settembre: storie di "grazie e perdoni"